I poteri dell'Abate
L'abate, pur avendo tanti consulenti, resta sempre unico signore.
E' come un feudatario a capo della comunità, e signore incontrastato dei territori soggetti all'abbazia. Tanti beni donatigli da Innocenzo II, da Alessandro III e le donazioni dell'Imperatrice Adelaide, lo hanno elevato al rango di feudatario, al vertice di una vera e propria signoria abbaziale territorialmente non compatta ma di notevole estensione.
Un
abate "se vuole" può fregiarsi di mitria, sandali, di guanti e dell'anello.
Sulle terre del
cenobio egli vanta di diritti riguardo alla caccia, pesca, all'attingimento dell'acqua, alla costruzione dei mulini, all'uso dei forni, alla navigazione e agli approdi lungo il litorale.
Non si sa nulla sull'elezione dell'
abate, affidata, probabilmente, ai confratelli, con l'obbligo, da parte del neoeletto di giurare fedeltà all'arcivescovo di Genova.
L'
abate può spontaneamente rinunciare al suo "munus", cioè al suo incarico, lasciando il seggio e il pastorale, simboli del suo potere, ma nessuna autorità terrena ha la facoltà di deporlo, ad eccezione del pontefice o di un ecclesiastico da lui delegato e soltanto per violazione delle norme economiche.

 

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