Pirati, brava gente [segue]
[...] a Genova la situazione non era molto diversa. Molti dei suoi abitanti correvano i mari depredando navi: erano corsari o pirati?
Difficile stabilirlo, anche perché la Repubblica, con molta "elasticità mentale", respingeva ogni ipotesi di corresponsabilità con uomini come Grimaldi, Spinola e Cicogna, accusati di predare navi veneziane e catalane.
Lo stesso Andrea Doria (1466-1560), che possedeva tante galere da tenere in scacco Oriente e Occidente, ma non aveva una vera patria, preferiva il tipo di guerra di corsa e d’agguato.
Dopo l’accordo con Carlo V, egli si dovette impegnare a togliere ai Barbarossa il predominio sul Mediterraneo. La vittoria dei cristiani fu totale: gli stessi cronisti spagnoli riferirono inorriditi l’incredibile ferocia del saccheggio di Tunisi, che fece fuggire disgustato persino Carlo V.
Torghud Rais (?-1565), passato alla storia in Liguria come Dragut, era come marinaio e condottiero, inferiore solo a Barbarossa.
Catturato dall’ammiraglio Doria fu lasciato libero dietro il pagamento di un forte riscatto e ritornò ad assalire le Riviere.
Particolare curioso: aveva a bordo delle sue navi diversi pescatori di corallo sanmargheritesi che, catturati in una precedente scorreria, si erano convertiti all’Islamismo e gli avevano fornito tutte le informazioni necessarie ad attaccare i loro concittadini.

Tratto da "Pirati brava gente"
di M. Paola Viesseux

 

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