L'eremitismo
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L'eremitismo si sviluppa nel Medioevo tra l'XI ed il XIII secolo.
L'eremita fugge dal mondo, mortifica il corpo e lo spirito. Abita in zona rurale, lontano dall'abitato, ma abbastanza vicino al popolo per predicare. Passa tra la gente che lo venera e lo rispetta.
Anche sul Monte di Portofino vi furono esempi di eremitismo.
Un esempio è rappresentato dall'eremo di S. Antonio di Traversaria che sorge nella zona intermedia del Monte di Portofino, adagiato nella valletta di Niasca (oggi Villa Baratta).
La radura ove si eleva la costruzione comprende un piccolo orto, olivi, viti ed una cascatella.
La costruzione è a tre corpi perpendicolari, edificati evidentemente in epoche diverse, si presenta come un blocco articolato su di una massa centrale quasi cubica, decorata a vivaci colori. La decorazione pittorica in trompe d'oeil a tre colori presenta una campitura in rosso genovese sulla quale si disegnano una fila di colonnine unite da archetti a tutto sesto. I primi piani sono invece a fasce bianche e nere, tipiche del Medioevo genovese.
Sopra la porta principale a sud dell'edificio una finta lunetta conserva un'immagine sbiadita di S. Antonio. Proprio qui nel 1300 prima uno poi tre eremiti abitarono il romitorio e lo dedicarono a S. Antonio (III sec. d.C.). Un certo Nicolò di Traversaria nel 1312 fa testamento e lascia ad un altro eremita, Gioacchino di Chiavari, una casa ed una terra posta in Traversaria.
La Chiesa non vide di buon occhio questa esperienza perché la considerava una violazione dell'obbedienza dovuta all'abate;sembrava assurdo che la vocazione religiosa potesse esser praticata solo obbedendo a vincoli morali senza superiori. Così il romitaggio di Traversaria fu inglobato ed assorbito dalla
Cervara e "protetto" dalla tentazione di far da sé e di essere liberi nella preghiera.
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