Intelligenza Artificiale
Bisogna davvero temerla?
ChatGPT
Fabio Fruggerio
Ci viene spesso in mente la domanda, può una macchina pensare? Può un computer concedere ad una risorsa la capacità di ragionare, creare la propria forma di comunicazione, e di reagire, mediante regole e costrutti, a situazioni guidate da conoscenza ed esperienza? Ad oggi, si parla continuamente di Intelligenza Artificiale (i.e., AI) come l’inviluppo di algoritmi (ovvero l’insieme di specifiche istruzioni per risolvere un problema o per elaborare calcoli) per l’imitazione, costruita e artificiale, dell’intelligenza umana. AI è, quindi, una tecnologia che aggiunta ad una risorsa consente di proporre, e spesso anche svolgere, azioni tipiche del comportamento naturale.
L’AI è palesemente e/o inconsciamente presente nel mondo che ci circonda. Si basa sulla rapida capacità di elaborazione delle informazioni (superiore per concentrazione e dedizione alla mente naturale) multicanale e la correlazione statistica con azioni A volte, improvvisamente e inconsciamente, basta un odore, un rumore, un gesto o un volto a “riportarci alla memoria” un evento, una persona, diremo: un ricordo. Ci chiediamo, come sia possibile che la nostra mente (di immutata dimensione) sia in grado di custodire, ancora (dopo anni o decenni), quell’informazione. Eppure, l’informazione è presente, nitida, viva. Ha soluto avuto bisogno dell’eccitazione di uno stimolo (si parla di features rilevanti e componenti principali) per attivarsi.
L’AI sfrutta questi stessi canali per consultare un database e rispondere, una volta interrogata e se opportunamente tarata (il testing è, sicuramente, l’elemento cruciale di qualsiasi motore di intelligenza artificiale), alle eccitazioni/esigenze di stimolo. Il database si arricchisce con l’uso, diremo con il testing, con la diversità e la moltitudine delle possibili relazioni di causa ed effetto che lo determinano. Le informazioni vengono raccolte in modo conversazionale mediante tecniche avanzate di “apprendimento profondo”. È stata la potenza computazionale in parallelismo massimo a permettere ad un calcolatore (propriamente Deep Blue) di sconfiggere un campione di Scacchi; è la tendenza con cui ci muoviamo tra i canali a permettere a Netflix di suggerisci la visione e l’ascolto di serie sempre più appassionanti; è l’impiego sapiente del colore, della musica e della pubblicità silenziosa a stimolare i nostri impulsi nel selezionare un prodotto, decidere un percorso e/o una confezione, mentre ci muoviamo tra gli scaffali di un supermercato (reale o virtuale che sia); è il movimento e l’apertura oculare a permettere alla nostra auto di suggerisci un riposo o addirittura limitare la velocità di marcia; è la conoscenza di un’ampia serie di “elementi” relativi alle malattie, ciascuna relativa a sintomatologie e patologie associate e anamnesi, a supportare il nostro medico di fiducia nella personalizzazione gli interventi di cura.
Il lavoro mentale è fatto di informazioni, ma anche di intuizioni e impressioni il cui accumularsi (libero e/o vincolato) è solitamente alla base del ragionamento che porta in modo ordinario ad una decisione. Il lavoro artificiale è fatto di informazioni pure e correlate, relazioni di causa ed effetto, che consente l’autonoma elaborazione di una programmazione sulla base di “query”. Apparentemente appartenemente alle descipline dell’informatica, l’ AI consente, attraverso fondamenti teorico/statistici, metodologie di elaborazione e tecniche di rappresentazione, di sviluppare linguaggi di programmazione, programmare sistemi hardware ed elaborare programmi software. Questo consente di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, per un osservatore comune, sarebbero propri dell’intelligenza umana. Consente di predire il comportamento delle azioni - magari bilanciando, in apprendimento continuo- le relazioni possibili tra un robot e un operatore in tutti quei processi di robotica collaborativa; consente di settare i ritmi di macchina, in un processo di lavorazione, sulla base dei segnali di assorbimento energetico, delle vibrazioni macchina, dell’ampiezza e continuità del truciolo, della pressione e temperatura di questo o quell’impianto di servizio.
Questo volume illustra, ed istruisce, sul funzionamento di ChatGPT: uno strumento che imita (semplicemente perché ne custodisce memoria) l’apprendimento, la percezione, il linguaggio e persino la creatività della mente umana. Il sistema si basa sulla capacità di accumulare e custodire azioni e errori di giudizio e di scelta provenienti da una comunità di utenti la cui moltitudine consente, alla fine, di fornire un percorso ricco e preciso tra azione e decisione. La memoria di ChatGPT: è precisa se bene interrogata; è fedele se specificamente consultata; è affidabile se intelligentemente usata. Possibili distorsioni generate dai chatbot sono possibili nel mentre che il sistema acquisisca le informazioni necessarie ad elaborare una risposta. Utile è capire come implementare, come interrogare e quali risultati è possibile ottenere dallo strumento che è attualmente disponibile.
L’approccio utilizzato da DONATO ANTONIO MARSICO nella descrizione delle funzionalità di ChatGPT è didascalico, appassionato e coinvolgente, costruttivo. L’autore ci guida, con semplicità e minuzia, all’utilizzo e all’apprendimento di uno strumento di supporto decisionale. Sembra, a tratti, che con il dettaglio delle informazioni che ci vengono dati sia il lettore stesso ad aver già implementato e testato le funzionalità della piattaforma. Alla fine, ne viene fuori una soluzione di eccellente contenuto. E ricorda, come diceva MORPHEUS a Neo, che le regole sono simili a quelle di un programma di elaborazione dati: alcune possono essere eluse, altre infrante.
Fabio FRUGGIERO
Professore Associato
Impianti Industriali Meccanici ING-IND/17
c/o l’Università degli Studi della Basilicata
Il su scritto testo, a causa di un malinteso con l'editore, non è stata incluso nel libro.